lunedì 15 giugno 2009

IL VALORE DELL’ESEMPIO


Le tappe più importanti della vita di un uomo, fin dall’adolescenza, spesso si riassumono con dei numeri: il compimento del diciottesimo anno d’età, che segna l’entrata nel mondo adulto, il raggiungimento del mezzo secolo di vita, il festeggiamento delle nozze d’oro, ma pochi, veramente pochi, si aspettano o osano sperare di poter festeggiare il 100° compleanno.

Vivere per un secolo, intimorisce anche dirlo, è una benedizione rara, ma quando a raggiungere questo traguardo è una donna come Rita Levi Montalcini, esso ci appare un evento di straordinaria grandezza, di cui non possiamo che essere grati alla sorte. Perché oggi il valore dell’esempio va scomparendo, disperdendosi nelle pagine dei libri di storia.
Oggi per i giovani è sempre più difficile trovare esempi di virtù, di grandezza intellettuale e morale di persone che trasmettono valori universali che appartengano al proprio tempo, che non siano conservati nella memoria di altri. Invece Rita Levi Montalcini oggi 22 aprile c’è, ha attraversato tutto il secolo, costituendo sia nel tempo un’immagine esemplare per diverse generazioni di italiani, sia oggi, con la sua piccola ma allo stesso tempo straordinaria presenza discreta e “silenziosa”, una testimonianza delle più dure vicende che hanno attraversato la storia moderna e hanno mostrato l’esempio vivente di quanto la determinazione, lo studio assiduo e l’alta moralità consentano di superare se stessi, le avversità e di dare un contributo incisivo sulla realtà che ci circonda.
Nel 1938, dopo pochi anni dalla Laurea in medicina, in quanto ebrea sefardita, fu costretta dalle leggi razziali del regime fascista ad emigrare in Belgio con il professore Levi, colui che le fece scoprire l’amore per la ricerca pura, dove continuò le sue ricerche in un laboratorio casalingo. Sino all’invasione tedesca del Belgio fu ospite dell’istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles. Durante la guerra si rifugiò a Firenze, dove si nascose per poi aderire alla lotta partigiana, aiutando i compagni nella falsificazione dei documenti. Dopo la guerra tornò a Torino per lavorare presso l'Istituto di Anatomia del professor Levi, accanto a Salvador Luria e Renato Dulbecco, fino a quando non fu invitata dal prof. Viktor Hamburger a continuare i suoi esperimenti di neuroembriologia a Saint Louis, per un periodo di sei mesi. Vi rimase venti anni, messi a frutto nell'inseguimento e nella realizzazione del suo sogno: dimostrare che esiste un fattore specifico che determina la crescita dei neuroni. La scoperta arrivò puntuale alla fine degli anni cinquanta.
Agli occhi dei tanti giovani a cui l’istruzione appare oggi un obbligo imposto, la signora Montalcini si manifesta oggi come la rappresentazione della passione e dell’amore per lo studio che ella è riuscita a trasformare in un canale, in uno strumento per mettere la sua vita al servizio della società civile, per aiutare gli altri e per dare un contributo incisivo alla storia e alla società. Questa donna straordinaria non ha mai rinunciato all’impegno costante e al sacrificio personale che le permettevano di realizzare il suo sogno. Neppure durante la guerra smise di lavorare e studiare in condizioni difficili, rischiando la propria vita e tuttavia inventandosi gli strumenti di fortuna per raggiungere tale scopo.
Quando ho avuto la fortuna di conoscerla, non mi sembrava vero. La prima occasione è stata l'incontro annuale dell'associazione Green Cross, successivamente nella tenuta di Castel Porziano durante la premiazione del Concorso Nazionale sempre dell'Associazione Umanitaria e Ambientalista Green Cross. Questa volta con me erano presenti docenti e studenti della scuola pubblica della mia città: Sorrento.
Ma le sue stesse parole sono di certo più significative della mia testimonianza che tenta di riassumerle: “Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unico merito. Io dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona.”
Una delle tappe più importanti della vita di Rita Levi Montalcini è stata il conseguimento del Premio Nobel per la medicina nel 1986 per la scoperta della proteina determinante il fattore della crescita delle cellule nervose, come il suo far parte delle più importanti istituzioni e accademie scientifiche del mondo.
Rita Levi Montalcini ha dato un’altra grande testimonianza del suo impegno durante il suo operato di senatore a vita, a partire dal 2001. Con la sua caparbietà e decisione è riuscita ad introdurre, nel contesto politico il difficile tema del valore della ricerca, sostenendo attacchi con grande dignità e professionalità riuscendo ad ottenere consensi da parte di tutte le forze politiche. Soprattutto con la sua esperienza pubblica ha rappresentato e rappresenta tutt’ora l’esempio dell’alto valore dell’apporto umano, sociale e politico da parte di chi vive una condizione di handicap fisico, riuscendo dal più alto pulpito a confermare il valore e la rispettabilità e della dignità della persona umana senza discriminazione di età, di stato di salute ecc. A sostegno di ciò riporto una vicenda dell'ottobre del 2007, quando l'ex ministro Francesco Storace ha contestato la legittimità dell'apporto della Levi-Montalcini alla stabilità del secondo Governo Prodi, ironizzando sull'età della senatrice e suggerendo di fornirla di un paio di stampelle. Nonostante il determinante appoggio fornito al Governo in Aula con la presenza assidua a sedute di molte ore, la senatrice a vita non fu difesa da nessun esponente della maggioranza e dovette essere la stampa (La Repubblica) a notare l'estrema anomalia della vicenda. Il giorno dopo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, schierandosi con la Levi Montalcini, censurò l'intervento di Storace, aprendo una "querelle" politica che è sfociata in una denuncia per offesa all'onore o al prestigio del Presidente della Repubblica (articolo 278 del Codice Penale) a carico di Storace.
Queste le sue parole: “Mi rivolgo a chi ha lanciato l'idea di farmi pervenire le stampelle per sostenere la mia "deambulazione" e quella dell'attuale Governo, per precisare che non vi è alcun bisogno. Desidero inoltre fare presente che non possiedo "i miliardi", dato che ho sempre destinato le mie modeste risorse a favore, non soltanto delle persone bisognose, ma anche per sostenere cause sociali di prioritaria importanza. A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse "facoltà", mentali e di comportamento, esprimo il più profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria. (dalla lettera a la Repubblica,)”.
Rita Levi Montalcini oggi è una donna felice, è grata di aver avuto una vita bellissima, ricca di esperienze straordinarie, non teme il decadimento fisico, né la morte “Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.”
Sorprendentemente, quando in alcune interviste le è stato chiesto se fosse preoccupata per il suo futuro, lei ha risposto di essere più preoccupata per le nuove generazioni, l’argomento che più le sta a cuore, perché “ad esse il paese non offre le opportunità che meritano”. E con tale insegnamento che in questi anni ho cercato di operare .
E proprio ai voi giovani, che tanta ama la Montalcini, mi rivolgo, affinché custodiate preziosamente il tesori dell’esempio di un secolo vissuto grandiosamente, perché nel vostro piccolo possiate mettere in pratica l’esempio di Rita Levi Montalcini, facendovi sospingere dalla passione e dall’amore per il conseguimento di un obiettivo, perseguendolo a dispetto di ogni difficoltà e trasformandolo nel baluardo della vostra vita. Che vi sostenga l’augurio ricco di ottimismo rivolto proprio ai giovani in un’intervista rilasciata a Repubblica di sabato 11 aprile:
“Desidero rivolgermi, soprattutto, ai giovani per incoraggiarli ad avere fiducia in loro stessi e nel futuro. Lo scopo ultimo di quanto si produce non è il premio ma il piacere di utilizzare al meglio le capacità cognitive delle quali è dotato l’Homo sapiens. La passione e l’interesse nella soluzione di problematiche di qualunque natura non decade con gli anni; il segreto risiede nel mantenere il cervello in piena attività”.
Le sono infinitamente grato e con stima La saluto e le auguro buon compleanno.
L'Assessore all'ambiente-cultura-politiche giovanili del Comune di Sorrento
Rosario Fiorentino
lì, 20.04.2009

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